Il suo nome è Mia e distesa sul letto riflette sulle notizie dei telegiornali, sul mondo che sta sanguinando e sulla morte. Lei che ha solo otto anni e non sa cosa sia la sofferenza cerca di immedesimarsi in uno di quei bambini sfrattati dalla propria infanzia, colpiti dalle bombe, sparati. Lei che è nata fortunata. Dalla finestra della stanza una nuvola assume la forma di un angelo ed è lo stesso che porta via i genitori da quei bambini, o forse no, anche la loro anima. Mia vuole solo aiutare ma non sa come. La guerra è una megera cattiva nei cui abiti sporchi si nasconde un uomo ancor più cattivo di lei. Si mette seduta, lo sguardo triste e gli occhi lucidi cercano qualcosa. Si ferma sulla scrivania dove c’è un temperino, una matita e fogli bianchi. Inizia a disegnare un fiore, poi un albero, poi una sfera. È lì che possiamo sentirci tutti a casa. I suoi occhi si asciugano un poco. Il mondo è il nostro giardino fiorito che ha bisogno di cure ed è lì che tutti i bambini insieme giocano a nascondino. L’angelo nel cielo è diventato un grande sorriso. Mia non si sente più sola.