Taxi

Mia decide di andare nel luogo in cui la risposta alle sue domande ha appena preso una camera per la notte e sta disfacendo i bagagli.

Lascia aperto il libro sulla scrivania e va in bagno di corsa. Si lava la faccia e la tampona dolcemente con l’asciugamano. Pensa che sarà così bello rivedersi dopo tanti anni. Indossa la sua tuta più chic e si arrossisce le guance con la cipria, poi prende la borsa, il telefonino e le chiavi e scende in strada. È a piedi e l’albergo è a 5 km lontano da lei. La sua città non è New York contaminata di yellow cab, ma è un taxi quella scatola gialla a 100 metri dal portone di casa sua. Un segno del destino. Si avvicina e il tassista la invita ad entrare. Mia illuminata dal sole che tra poco si inabissa all’orizzonte sale sul taxi e con un sorriso dice: “Via d’Egitto numero 12, grazie!”

Il taxi parte, le ruote accarezzano l’asfalto e l’onda verde dei semafori accompagna Mia e il tassista verso la periferia della città. È quasi il tramonto ma la luce fa chiarezza sui dubbi e sulle paure che solo con il buio esistono.

Mia è felice quando non riflette prima di fare qualcosa. Il vetro del finestrino è così sottile che le sembra facile immaginare di sfiorare con le dita i fili d’erba che coprono i campi. Quei fili e quei campi che le ricordano la sua infanzia. Allo stesso modo segue il volo degli uccelli, così liberi e disegna nel cielo le ali con l’indice. Ha la forma di un cuore quella nuvola sulla sinistra.
Le case iniziano a coprire il cielo dalle sfumature violacee, il taxi è quasi arrivato in via d’Egitto numero 12 e Mia ha bisogno di risposte.

L’istinto le dice che questo viaggio le ridarà l’amore perduto. 
Andare, volare, guardare negli occhi la verità e in fretta che è quasi sera.


Sito web creato con WordPress.com.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: