Tutto si tinge di rosso, il colore del sangue e delle viscere della terra. Il serpente attorcigliato su se stesso si risveglia dall’arcaico torpore e ha fame.
Il suo cibo son frutti che maturano in lande profonde. Il rettile si muove deciso, conosce la sua direzione e strisciando solca il sentiero. Il suo veleno è medicina, i suoi denti affilati annientano sogni.
La sua dimora è il cielo.
Lo seguo con il mio occhio magico e trovo il suo giardino nell’abisso della terra. I suoi frutti sono rossi, grandi, succosi, goduriosi e brillanti nell’oscurità. Con la mano ne prendo uno. Un morso, poi un altro. È dolce più del miele.
Lo sguardo del serpente che si nasconde tra le foglie pare mostrarmi visioni contrastanti. Un fuoco che arde nel mare, una stella che brilla al centro della terra. Negli occhi le galassie.
Cado in terra immobile e senza respiro. Il serpente strisciando pesante sul mio corpo mi sussurra un canto lasciandomi abbandonata in un sonno profondo.
All’ombra di un albero di mele rosse apro gli occhi. Il sole forte rischiara ogni ambiguità, anche l’ombra più cupa del serpente.
Nella mia pancia egli ha trovato la sua dimora.